giovedì 23 novembre 2017

La missione di Wim Mertens


Stereonotte, lo storico spazio musicale notturno di Radio1, trasmetterà venerdì 24 novembre, una speciale intervista con Wim Mertens, maestro del minimalismo europeo, protagonista, qualche giorno fa, di un concerto in esclusiva al Teatro Regio di Parma con i sessanta elementi della Filarmonica Arturo Toscanini nell’ambito del Barezzi Festival.


Al microfono di Silvia Boschero, Mertens ha annunciato in anteprima assoluta il titolo della sua prossima opera: “Missionized”. “Un lavoro nato intorno al concetto di “missione”, ha detto il re fiammingo dell’ambient e dell’avant-guarde –. Sono partito da questa domanda: possiamo avere la pretesa di lavorare per una missione? Può la musica avere di nuovo una missione? Ma il disco avrà anche a che fare con la tematica della colonizzazione: l'opera dei missionari appunto. Il fatto che gli europei imposero un loro standard nell'arte, nella cultura e, ovviamente, nell'economia”.


Il pianista e compositore belga che nel libro “American minimal music” parlava della musica rivoluzionaria degli anni ‘60 e ‘70 crede fortemente nella creatività delle nuove generazioni: “Oggi abbiamo molti giovani compositori, non ci sono solo quelli della mia età, ma i ventenni. E la loro creatività non dipende più da qualcuno che deve dare loro il permesso, ora hanno un accesso libero da sfruttare. E' un'evoluzione interessante perché ci stiamo allontanando dagli standard in tutti i generi: nella musica classica, in quella orchestrale, nel pop e nella musica commerciale. A mio parere tutto ciò ha a che fare con la nostra relazione con l'autorità. Che oggi è completamente cambiata. Negli anni ‘60 e ‘70 c'era rispetto totale dell'autorità, che era accettata da tutti, e quindi rispetto dello standard. Sappiamo che tutti gli aspetti dell'autorità (il rapporto professore-studente, genitore-figlio), tutte queste cose sono cambiate. Anche la maniera di produrre musica negli anni Settanta era diversa, dipendeva anch'essa da un'autorità: noi eravamo totalmente dipendenti dalle orchestre. Quando invece iniziai a registrare con un multi-traccia significò che non dipendevo più da ensemble istituzionali o organizzati. Dalle autorità musicali”. 


Questo distinto signore belga di sessantaquattro anni ricorda, infine, il suo esordio tutto italiano: “Nel 1982, il mio primissimo concerto fuori dal Belgio fu a Bologna e Siracusa. Suonai open air a Bologna e poi guidai tutta la notte, portando con me il mio piano elettrico, che era un piano italiano, fino alla Sicilia. Quando arrivai la prima cosa che feci fu andare a tagliarmi i capelli dal barbiere. Fu un fatto simbolico: qualcosa era cambiato nella mia vita. Stavo finalmente realizzando il mio sogno di fare dei concerti e accadde proprio in Italia”.

Tra i brani in scaletta, Stereonotte trasmetterà il tema più celebre di Mertens “Struggle for pleasure”, brano divenuto popolare nel nostro paese negli anni ’80 come colonna sonora di uno spot televisivo.



venerdì 3 novembre 2017

Carmen Consoli, la sirena che guarda il mare


Per gli speciali di Radio1 Rai dedicati all’ultima edizione del Premio Tenco, Stereonotte ha trasmesso l’intervista alla “cantantessa” italiana più amata, simbolo della canzone d’autore al femminile: Carmen Consoli.

“Tra i nuovi cantautori spicca senz’altro Levante – ha detto la Consoli –, un’artista molto originale e ironica. Se qualcuno ha voluto accostare il suo nome al mio, posso esserne solo lusingata”.

Dietro le quinte del Teatro Ariston di Sanremo, ai microfoni di Silvia Boschero e Timisoara Pinto, la Consoli ha parlato dei sogni di suo padre, di suo figlio, della nuova canzone d’autore, del suo intimo legame con il mare (tema del Tenco 2017) e di un ideale di accoglienza .

“Il mare è l’elemento che mi ha fatto decidere di vivere in Sicilia, di far crescere mio figlio a Catania con mia madre. La scuola di mio figlio è proprio sul mare, ad Aci Castello, e vedere ogni mattina questo blu immenso, bellissimo, brillante, è qualcosa a cui non credo di poter rinunciare.  E’ una grande metafora il mare, la metafora del viaggio, delle nostre odissee mentali, porti a cui approdare per poter crescere e cambiare. Un giorno anche mio figlio cercherà di andare via dalla sua terra, come lo abbiamo desiderato tutti. Il sogno è un valore che si è perso ultimamente. Noi inseguiamo il profitto in nome del dio denaro, però il mare ti restituisce questo diritto, l’idea che sia importante continuare a sognare".
Inevitabile un riferimento agli sbarchi dei migranti, ai quali, ha raccontato Carmen Consoli, talvolta ha portato un piccolo aiuto. "Purtroppo oggi il mare è anche ambasciatore di cose tristi. Sulle nostre coste questo sguardo oltre l’orizzonte ci restituisce frammenti di vite spezzate. Con la mia famiglia portiamo uova sode e coperte”.

Al Tenco in qualità di ospite, ma anche di produttrice di Gabriella Lucia Grasso che correva in cinquina per la Targa “miglior album in dialetto”, la Consoli ha ribadito l’importanza del lavoro artigianale anche in discografia: “Dare la possibilità ai nuovi cantautori di farsi conoscere era il sogno di mio padre e così anni fa abbiamo creato insieme la Narciso Records, un piccolo laboratorio sull’Etna pieno di strumenti analogici”.