sabato 9 settembre 2017

Canteranno le canzoni: Rino Gaetano e i suoi figli unici



Gianna oggi ha 56 anni. Non la canzone, ma lei, la protagonista, quella ragazza un po’ confusa e tanto felice che, suo malgrado, ha rappresentato i due momenti di svolta nella vita artistica di Rino Gaetano. La prima nel 1978, quando “Gianna” arriva terza a Sanremo e prima in Hit Parade; la seconda nel 1996, grazie agli Articolo 31, artefici della riscoperta e della contagiosa “rinomania”. La loro “Così e cosà”, un rap con campionamenti vocali e strumentali di “Gianna”, prende linfa da un ritornello marpionissimo e rinnova il tormentone, scatena la curiosità dei ragazzi per quel personaggio col cilindro che ogni tanto spunta su manifesti e magliette come un Che Guevara col cappello di Petrolini.

Il culto è dilagante e, con gli anni, produce libri, biografie, cover, tribute-band, festival, rassegne, un inedito a Sanremo e una fiction per la tv. I “luoghi” romani di Rino diventano meta di raduni e pellegrinaggi: piazza Sempione, il portone di casa con la targa alla memoria, l’incrocio del 2 giugno sulla via Nomentana, il Verano.

Rino, il Jim Morrison italiano, ispira versi, confidenze e poesie racchiuse nei quaderni che la sua unica sorella, Anna, mette a disposizione di quanti vanno a trovarlo. Fiori, peluche, ciondoli, accendini, disegni, concertini improvvisati, ognuno in quel piccolo riquadro lascia quel che può, ma di Rino si sono portati via più volte anche la fotografia (fino a che Anna non ne ha messa una antifurto in ceramica) e qualcuno a caccia di reliquia o suo surrogato, ha addirittura sottratto l’ukulele in marmo che era fissato con un perno sulla lapide.

Gli anni Ottanta non sono stati grandi alleati, ma il ricordo di Rino non si è mai spento completamente. Nasce un premio itinerante organizzato da Pino Scarpettini, compagno di It, la mitica etichetta discografica che ha creduto in Rino Gaetano, nella sua voce roca, nel look anticonformista, nel suo sguardo lucido e poetico, nelle sue trovate da palcoscenico. Tra gli emergenti premiati dal 1982 al 1985: Mario Castelnuovo, Giampiero Artegiani, Grazia Di Michele, Flavio Oreglio.
Nei negozi spunta qualche raccolta quando il cd prende il posto dei vinili nei nostri scaffali e il primo tributo con “Aida ‘93”, una versione a più voci su etichetta Bmg Ariola con i cantautori partecipanti all'iniziativa “Tour in Città”: Mario Amici, Angela Baraldi, Leandro Barsotti, Samuele Bersani, Bungaro, Enzo Carella, Bracco di Graci, Angelo Messini, Tosca.

Negli anni le royalties sui suoi brani finiscono direttamente nelle casse della Rca che deve recuperare i settantacinque milioni che Rino aveva chiesto in anticipo per l'acquisto di una casa e per potersi sposare.
Poi le grandi dichiarazioni di amore e ammirazione degli ultimi anni. Tutta una generazione di cantautori dice di essersi ispirata direttamente a Rino Gaetano o di ritrovarsi descritta così bene nelle sue parole.

Dopo gli Articolo 31, anche Piotta si lancia in citazioni. “E’ il mio cantante preferito – ha dichiarato Tommaso Zanello – Uno che ha insegnato a molti come dire certe cose tra le righe con ironia”. Lorenzo Jovanotti, quando ricorda i suoi esordi radiofonici, racconta le ore trascorse al revox a compilare la colonna sonora della notte: “All’epoca non c’era la playlist, si poteva mettere di tutto. Ascoltavo poco gli italiani, ma devo ammettere che il modo di scrivere di Rino Gaetano mi ha influenzato molto”. E ancora: Simone Cristicchi che nel 2003 vince il “Cilindro d’Argento” un premio per cantautori emergenti all'interno del Festival "Una Casa per Rino" e per il suo idolo scrive una poesia in romanesco. Max Gazzè, per le filastrocche che non passano per puro disimpegno, Peppe Voltarelli per l’urlo malinconico surrealista e lo sguardo tipico di chi vive tra due luoghi.

Una scoperta per Sergio Cammariere, anche lui calabrese, unito a Rino da una certa somiglianza fisica e anche da un segreto di famiglia finalmente svelato: la madre di Rino è figlia “illegittima” di Francesco Cammariere, nonno di Sergio. Da Francesco Tricarico, “sono legato a Rino per una sorta di affinità stilistica e per la forte componente teatrale del suo lavoro”, fino a Brunori Sas che del continuo confronto col mito di Crotone, va fierissimo: “Sarà perché lo sguardo disilluso è un po’ il marchio di fabbrica di chi ha vissuto in un paese del sud”. Anche la vittoria semiologica di Gabbani a Sanremo ci riporta al Festival del 1978: “Le mie influenze musicali sono molto eterogenee, ma essere paragonato a Rino mi fa un piacere estremo”.

Nel gioco delle parole a incastro e del divertire con intelligenza, cantano Gaetano anche Pino Marino e Daniele Silvestri, vicini per il gusto del paradosso, della citazione, del situazionismo serio e gigionesco.
Tanti gli artisti presenti nei vari tributi: Andrea Rivera, Diana Tejera, Paolo Rossi, Tetes de Bois, Bobo Rondelli, Zibba, Bugo, Roberta Carrieri, Babalot, Angela Baraldi, Claudio Santamaria, Artù, Ernesto Bassignano, Kutso, oltre, naturalmente, alla Rino Gaetano Band (la cover band ufficiale guidata dal nipote Alessandro Gaetano).

E lui, Rino Gaetano, cosa amava di più, cosa ascoltava? I Beatles e i cantautori, Enzo Jannacci era il suo preferito. Ma l’allievo batte il maestro quando all’inizio del ’75, Jannacci pubblica “Quelli che” della durata di oltre otto minuti, Rino gli risponde con “Ma il cielo è sempre più blu”, superandolo di una decina di secondi.

Rino è cresciuto in collegio tra i libri di Pavese, Palazzeschi, Ionesco, a teatro aveva interpretato Beckett e Majakovskij. Alle domande sulla politica e il “nonsense”, con il suo scanzonato spirito anarchico, tagliava corto: “Io scrivo canzoni d’amore per la società”.

Una testimonianza di “rinomania” all'estero arriva da un'intervista di qualche anno fa con Nicola Di Bari, il primo ad incidere una canzone di Rino Gaetano, “Ad esempio a me piace il sud”, nel 1974: “M’innamorai subito del suo modo di fare. Per gli altri era un fuori quota, per me un piccolo poeta. Era meridionale come me, Rino raccontava una situazione che conoscevo bene, era una dolce critica alla nostra maniera di essere al sud, con qualche inflessione politica dentro, ma comunque leggera. Ad ogni modo, il pezzo mi somigliava tantissimo e continua a essere uno dei miei cavalli di battaglia. Nella versione spagnola il brano assume il tono di una ribellione nei confronti della società ed è diventata la canzone simbolo degli studenti sudamericani. Un inno che si intona alle feste di laurea, per contestare le cose che non vanno da quelle parti..”.


Proprio come aveva sperato lo stesso Rino Gaetano durante un concerto: “Sento che in futuro le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera!”. O, quella volta in tv, nel ’79, quando Pippo Baudo, utilizzando il metodo Rino, scherzando gli chiese: “Tra questi tre personaggi chi vorresti essere: Renato Rascel, Renato Carosone, Renato Zero?” e Rino rispose: “Vorrei essere re-nato”.



Timisoara Pinto
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da "Vinile" agosto 2017