martedì 8 dicembre 2015

Prendiamo le misure per il Natale...

I suoni del Conservatorio e la musica del Pollino: il più giovane costruttore-suonatore di zampogna ha vent'anni e vive a San Paolo Albanese, il più piccolo paese della Basilicata



“O fai l’artista o fai l’artigiano. Oppure vai a zappare la terra. Hai deciso cosa vuoi fare?”. Vincenzo Di Sanzo ha il pollice della mano destra quasi falciato dal tornio. Ha vent’anni, vive nel paese più piccolo della Basilicata ed è il più giovane costruttore di zampogne al mondo.
Trent’anni esatti di differenza con Quirino Valvano, che lo accoglie nel suo laboratorio nel Parco del Pollino e per prima cosa scuote la testa, vuole sapere come farà ora a suonare il pianoforte con quel dito martoriato.

Un incontro tra due musicisti-artigiani autodidatti, uno scambio generazionale, una condivisione di una lunga tradizione che, da una cima all’altra della Lucania, ha una fonte unica di riferimento: zìAntonio Forestiero. Uno zio un po' per tutti, classe 1930, il signor Antonio è un pastore e boscaiolo che vive a mille metri, in una contrada di Lauria. Le misure dettate da ZìAntonio costituiscono da sempre la Bibbia di riferimento del settore.

“La zampogna è una passione che può spezzare le dita” dice Quirino, e così è stato anche per zìAntonio. Si tagliò a metà una falange costruendo il primo strumento, segno che doveva continuare. Con suo fratello Vincenzo, che è addirittura più anziano di lui di undici anni, il maestro tornitore del monte Sirino ha formato la coppia di zampognari più longeva d'Italia.

Se riuscissi a far suonare insieme le zampogne di Vincenzo nato nel 1995 e di Vincenzo nato nel 1919, sarebbe un concerto di Natale unico e forse irripetibile, ma la sera della Vigilia, Di Sanzo ha già un impegno: il parroco di Pisticci Scalo, all'organo della sua Chiesa preferisce il suono più polifonico della zampogna di Vincenzo e della ciaramella di un suo amico che lo accompagnerà.

Intanto, nella bottega di Quirino Valvano a San Costantino Albanese, in Val Sarmento, dove incontro per la prima volta i protagonisti del video che segue, le dita affusolate di Vincenzo prendono appunti. Ha bisogno di avere il riscontro della tradizione, quelle misure custodite in una vecchia agenda di Quirino, che a sua volta le aveva chieste a costruttori nati prima di lui, uno a caso, zìAntonio.
Forse questo è proprio il tipo di “tutorial” che non troverete mai su youtube, ridotto al minimo anche nel mio piccolo montaggio.


Di zampogne Vincenzo Di Sanzo ne ha già costruite molte, ma ha cominciato soltanto un anno e mezzo fa, poco più che maggiorenne. Spenta la telecamera, si riaccende la curiosità per l’uso sapiente delle mani e quella manualità fuori dal comune. Così scopro che Vincenzo ha tagliato, cucito e ricamato il suo abito di scena da solo. Dipinge paesaggi e ritratti con tecniche diverse. L’interesse per la zampogna è soltanto una delle tante sue declinazioni musicali. Vincenzo è un polistrumentista, suona la chitarra e soprattutto il pianoforte.  Può cimentarsi con Mozart, Chopin, Beethoven, Rachmaninov, come un diplomato, ma è soltanto al quinto anno di Conservatorio. La prima volta che sfiora un piano (era una tastiera ricevuta in regalo dopo averla tanto desiderata) è già alle Superiori, a quattordici anni. Dopo soli sei mesi di lezioni private supera l'esame di ammissione al Conservatorio di Potenza.

Dicono che la Basilicata sia una piccola regione, ma provate ad arrivare nella città capoluogo con i mezzi pubblici, partendo dalla Val Sarmento. Vincenzo vive nell'altro comune arbëreshë, situato, come si dice da queste parti,  “facciafronte” a San Costantino. Si chiama San Paolo Albanese e si trova arroccato in alto sul lato opposto del maestoso letto del Fiume Sarmento.
Il pullman lassù passa alle quattro meno venti del mattino e si ferma a Senise . Nel paese del peperone crusco, la coincidenza per Potenza parte alle cinque e venti. Una sola fermata nel tortuoso tragitto a Sant'Arcangelo e la corriera arriva a destinazione intorno alle otto e trenta.

Fortuna che non deve farlo tutti i giorni, così Vincenzo ha il tempo di mettere da parte legno di ulivo, procurarsi dal macellaio quel che resta della capra (la pelle di cui è fatto il sacco, l'otre della zampogna), la cera d'api e quant'altro per costruire i suoi  aerofoni di vari modelli e dimensioni.

Il primo ad accorgersi di Vincenzo è stato l'attore Ulderico Pesce che nel 2013 ha organizzato nel Centro per la creatività “Banxhurna” di San Paolo Albanese, il suo primo concerto di piano solo. C'era una bella adunata, compreso il maestro suonatore Quirino Valvano, seduto nelle prime file, ad applaudire quel giovane talento del pianoforte che ancora non sapeva di amare la zampogna e non immaginava che il suo prossimo strumento lo avrebbe addirittura costruito con le sue preziose mani.


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Dizionario
(leggi anche "Nel paese dei cupa cupa" di Nicola Scaldaferri e Stefano Vaja, Squilibri editore)

Zampogna
La parola zampogna è un termine che indica gli strumenti aerofoni dotati di un sacco. Il modello presente in Basilicata, soprattutto in Val d’Agri e nell’area del Pollino, è la zampogna a chiave, secondo il cosiddetto modello campano-lucano. Monta quattro ance doppie; presenta due chanter (destro e sinistro) e due bordoni (maggiore e minore) inseriti nel blocco. Il chanter più lungo è quello sinistro, tranne che quando si suona alla mancina, invertendo i due chanter.
Le dimensioni della zampogna sono calcolate in palmi, e vanno dalla più piccola, di 2,5 palmi, fino ai 6 della più grande. L’otre viene ottenuto dalla pelle di capra intera.



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