giovedì 22 maggio 2014

Aznavour, 90 anni da istrione


Ci ho pensato un po’, ma proprio non mi viene in mente un altro novantenne ancora in tournée, uno che questa sera deve sgolarsi a Berlino e risparmiare pure un po’ di fiato per soffiare, immagino in camerino, sulla sua scintillante torta di “buon anniversario”.
Oggi Charles Aznavour compie 90 anni. Praticamente una miccia.
L'artista franco-armeno sabato sarà a Francoforte, il 1 giugno a Londra, il 26 a Barcellona e poi, il 1 luglio a Roma, al Centrale del Foro italico, per l’unica data italiana di questo compleanno da record.
Un altro infaticabile, Nicola Di Bari, che per molti aspetti potrebbe essere l’Aznavour italiano, ha appena 74 anni. Paolo Conte, 77, Gino Paoli va per gli 80.
In un’intervista radiofonica della fine degli anni ’60, quando per il pubblico dei giovani capelloni Aznavour era incasellato nella categoria dei “matusa”, il piccolo grande Charles rispose: «“matusa” è un uomo che ha accettato di invecchiare prematuramente. Si diventa “matusa” cercando di scimmiottare i giovani, il segreto è conservare la propria età con una grossa carica di energia».

Il debutto a 9 anni, la svolta nel 1946, grazie all’incontro con Edith Piaf, che affettuosamente lo definiva “il mio genietto balordo”. Di quella riva benedetta, parigina, creativa e poetica, Aznavour è rimasto il solo, tutti i suoi compagni di viaggio sono scomparsi da anni. Sicuramente anche questo contribuisce ad alimentare il fascino e l’attesa di ogni sua esibizione. In Francia è da poco uscita la sua terza biografia “Tant que battra mon coeu”, dopo quelle del 1974 e del 2004, tante come le sue vite, ma è inutile andare a cercare lì grandi rivelazioni sul suo passato. Aznavour aveva un tritacarte micidiale, che utilizzava come macchinetta per sminuzzare e polverizzare i ricordi, per sbarazzarsi di carte, biglietti, telegrammi e chissà di quanti altri documenti utili oggi per ricostruire anche una piccola parte di storia della canzone francese.
E’ appassionato e grande ballerino di valzer, tango e paso doble, ma il suo più grande vanto è di riuscire ancora a leggere senza occhiali. Condensa in questa frase il suo elisir «fai della tua vita un'avventura, sorprendi gli uomini e le donne intorno a te, con umiltà, gentilezza, semplicità».

Malgrado si circondi di band non sempre all'altezza, il repertorio zampilla con l’audacia del più classico romanticismo: «Charles, tu canti l'amore come mai è stato cantato fino ad oggi – gli disse una volta Maurice Chevalier. Con un vocabolario che è quello stesso dei gesti fisici dell'amore. Sei il primo dei cantanti di tutti i tempi ad osar cantare l'amore come lo senti, come lo fai, come lo soffri». La nuova autobiografia pubblicata in Francia dall’editore Don Quichotte non è ancora arrivata da noi, ma con ogni probabilità rispetterà il titolo originale “Tanto da far battere il mio cuore”. Del nostro Paese le uniche cose che scrive nel precedente libro (dato alle stampe in occasione degli 80 anni) sono il ricordo di un bacio in camerino di Gina Lollobrigida accompagnata da Glenn Ford e l’amicizia con Caterina Valente, grandissima artista, ahinoi lontana da anni dai riflettori...
In passato, Aznavour aveva annunciato più volte il ritiro dalle scene: nel 1999, nel 2000, nel 2006, ma il suo sodale avvocato-produttore deve avergli fatto cambiare idea ogni volta, tanto che oggi il grande istrione arriva a dire: “diventerò centenario e canterò ancora". Tra pochi mesi, intanto, saranno cento gli anni trascorsi dal genocidio armeno, una causa che ha visto Shahnour Vaghinagh Aznavourian (il suo nome all’anagrafe) sempre in prima linea. Per quell’anniversario, Charles intonerà le sue canzoni più tristi.